Cos'hanno in comune il "piccolo" Basilea - per cosí dire, visto che da anni domina e depreda ogni coppa in Svizzera - e il "mastodontico" ed inarrivabile Barcellona, il "Mes Que un Clúb" di Leo Messi? Apparentemente niente, guardando alle bacheche; forse una sorta di assonanza la si può scovare nel colore "blaugrana" delle divise casalinghe, ma nulla di più. Eppure, andando a ritroso negli anni, fino agli ultimi scampoli dell'Ottocento, un punto di contatto tra due club così diversi esiste, e ha le panciute fattezze del grande Hans Gamper, "catalognizzato" in Joan Gamper.

"Uomo di sport" come ce n'erano pochi all'epoca - ciclismo, rugby, atletica e, naturalmente, il calcio le sue grandi passioni - Gamper fu giocatore e capitano del primo e più vincente Basilea della storia, quello dell'ultimo decennio del 1800, abbinando le innate qualità sul campo a spiccate doti diplomatiche e finanziarie. Proprio queste ultime lo spinsero ad abbandonare momentaneamente una Svizzera che gli stava ormai "stretta" e ad emigrare dapprima in Francia, a Lione - dove una testimonianza storica ce lo ritrae addirittura come eccellente giocatore della squadra locale di rugby, altra sua grande passione - e in seguito a Barcellona, come tappa intermedia di uno dei suoi molteplici viaggi d'affari, che è anche la città della Catalogna dove si fermerà il nostro breve racconto. 

Dovete sapere che il Basilea nacque con un comune annuncio pubblicitario, come uno di quelli che noi tutti - chi più, chi meno - sbirciamo sulle colonne di riviste e giornali. Gli appassionati di calcio della città, chiunque ne avesse voglia e tempo insomma, furono chiamati a presenziare ad una tavola rotonda, che si tenne il 12 novembre 1893 presso il "Club dei Canottieri" di Basilea. Fu un successo clamoroso, che permise di porre la prima pietra del club neofita già tre giorni dopo, il 15 novembre. Finora nulla di nuovo, dato che tante squadra di calcio - soprattutto dell'Europa centro-settentrionale - sono venute alla luce mediante questo stratagemma. La particolarità sta nel fatto che un giorno - precisamente il 22 ottobre 1899 - sui muri della Capitale Catalana fu pubblicato tale annuncio: "Il nostro amico e compagno Sig. Kans Kamper, della sezione Calcio della "Sociedad Los Deportes" e già campione svizzero, volendo organizzare alcune partite a Barcellona, chiede che chiunque ami questo sport lo contatti recandosi nel suo ufficio il martedì o il venerdì sera dalle 9 alle 11. "Un vero e proprio annuncio pubblicitario, con tanto di orario preciso per poter prendere appuntamento col grande "campione svizzero". Fu anche in quest'occasione un successo clamoroso, che permise a Gamper di gettare immediatamente le basi organizzative e i connotati tipici del novizio Futbal Clúb Barcelona. Tra questi, come accennato all'inizio dell'articolo, la celebre maglietta blaugrana, evidentemente un richiamo al Basilea, anche se molti hanno addotto la tesi secondo cui Gamper si sia ispirato allo Zurigo F.C., club della sua città natale, o addirittura ad una squadra di fantomatici Mercanti inglesi del Mersyside, i quali solevano incontrarsi durante i weekend per correre dietro uno scalcinato pallone di cuoio - sebbene le palle di cuoio ancora non esistessero, dato che esse venivano all'epoca fabbricate con poco ortodosse viscere di maiale - e per gonfiare reti tenute a malapena insieme da sfibrati lacci: qualunque fosse la verità, il legame tra Basilea e Barcellona è evidente, e il suo mentore non puó che essere proprio Joan Gamper.

Com'era normale che fosse, il fondatore del Barça - ancora ventiduenne nel 1899 - non ci pensava nemmeno ad appendere gli scarpini al chiodo per dedicarsi alla vita dirigenziale: segno una "caterva" di gol prima di smettere definitivamente nel 1908, divenendo presidente unico del club piú importante (e già piú ricco) della Catalogna e, forse, dell'intera Spagna. Giunto al potere, una delle sue primissime iniziative fu la costruzione di uno stadio - il rimpianto "Les Corts", gioiellino incastonato nei sobborghi di Barcellona, prematuramente demolito nel 1966 - che divenne il fiore all'occhiello di una squadra che prima di allora non ne aveva uno di proprietà, fattore che la costrinse a "vagabondare" per i campi di periferia e a giocare gran parte delle partite in Svizzera e Inghilterra.

A partire dal 1910 il Barcellona visse il primo vero periodo di successo della propria storia: guidato da leggendari "maestranti del pallone" come Ricardo Zamora, Josep Samitier e Paulino Alcántara, vinse nientemeno che dieci Coppe di Spagna, per giunta dominando incontrastata il campionato catalano e il primo campionato spagnolo. Nei venticinque anni di presidenza-Gamper, gli innumerevoli successi ebbero come conseguenza principale - oltre che un immenso aumento di prestigio internazionale del Barça, chiaramente non ancora ai mostruosi livelli odierni (si dice che nel 2018 raggiungerà la stratosferica cifra di 867 milioni di euro a bilancio) - un cospicuo accrescersi delle adesioni di nuovi soci nel club, ricordando che esso, fin dagli albori, era gestito da un omogeneo e nutrito Consiglio di Amministrazione.

Ben presto, la favola di Gamper svaní come un lampo improvviso che squarcia una limpido cielo d'estate. In un match internazionale tenutosi proprio nel "Les Corts" di Barcellona, alcuni supporter catalani fischiarono fragorosamente l'inno nazionale spagnolo e, in segno d'ironica protesta, acclamarono con giubilo quello inglese, il celebre "God Save The Queen". Le conseguenze, per il nostro protagonista, furono disastrose: accusato di appoggio politico ed economico alla causa indipendentista catalana, venne letteralmente cacciato dalla Spagna e, rifiugiatosi in esilio nella sua amata e mai dimenticata Svizzera, morí suicida per motivi ancor'oggi oscuri. Un finale tragico, soprattutto per la grandezza del suddetto personaggio - al quale fu tra l'altro dedicato un trofeo che prende il suo nome e che si svolge ogni estate al "Camp Nou" e se vogliamo paradossale, alla luce di quello che sta succeddendo in queste ore in Catalogna, dove si respira ormai aria d'indipendenza, sebbene il governo spagnolo di Madrid non la pensi allo stesso modo.