Stop al campionato, maledetto stop al campionato che ci fa annoiare in un modo assurdo, proprio nel momento in cui la questione inizia a farsi seria. Ma, se non altro, questa sosta può permetterci un breve excursus sui recenti avvenimenti in casa bianconera.

Son solito non guardare troppo al passato, in quanto la Juve, per fortuna, mi regala spunti idonei per discussioni ed analisi quasi quotidiane o, comunque, senza comportarmi grossi sforzi di memoria. I tre anni trascorsi in compagnia di Max Allegri son stati fantastici, costellati da record e pragmaticamente conclusi con trofei da fare invidia a molti. Niente da aggiungere, capitoli chiusi, da ricordare con piacere ma da cui attingere solo ed escluvisamente per rimediare agli errori commessi: dalle vittorie c'è ben poco da imparare, mentre le sconfitte son spesso motivo di riflessione e di discussione costruttiva. 

La striscia registrata in questo 2018 è sensazionale: un filotto di vittorie clamoroso, ma soprattutto zero reti subite in campionato, a fronte dell'iniziale dubbio sull'assetto difensivo dopo la gravosa partenza di Leo Bonucci. A ciò aggiungiamo la finale di Coppa Italia raggiunta a spese dell'Atalanta (o Scansalanta, che dir si voglia) ed i quarti di Champions da disputare contro gli ormai volti noti del Real Madrid.

Ciò che è accaduto contro la Spal può ritenersi fisiologico, ma non per questo va giustificato con uscite estemporanee e che non corrispondono alla realtà dei fatti. Se c'è una cosa che di Allegri non mi va giù, è proprio quella di non ammettere alcuni errori di valutazione, a cui, inevitabilmente, ne conseguono altri riguardanti la formazione titolare da schierare. Stessa situazione registrata contro il Tottenham, a cui però è stata messa una pezza in tempo, per nostra fortuna.

La partita con gli Spurs è stata approcciata tatticamente in modo inappropriato, con l'aggravante di alcuni titolari in zone del campo non troppo adeguate ad affrontare calciatori che, fino ad un certo punto del match, hanno spadroneggiato facendo il bello e cattivo tempo. Esempio eclatante il duello tra Son e Barzagli, decisamente conclusosi con la vittoria del koreano. La "genialata" di inserire il doppio cursore, per acquisire superiorità sugli esterni e mettere in difficoltà la retroguardia di Pochettino, già deficitaria di suo, era una mossa che poteva esser adottata sin dal primo minuto. 

Ma torniamo a sabato scorso, quando la depressione ha ripreso vita negli animi di molti juventini, anche se c'è da ricordare che la Vecchia Signora rimane in testa al campionato con due punti di vantaggio sul Napoli. Quindi drammi inopportuni, ma resta da fare qualche appunto sulla squadra scesa in campo. Con l'assenza forzata di Khedira (spettatore non pagante da settembre), il buon Max ha pensato bene di tornare all'assetto che prevede ilcentrocampo a due, con Pjanic ad impostare e Matuidi ad interdire. I quattro davanti hanno dovuto fare a meno di Mandzukic (non in perfetta forma fisica da tempo immemore ormai), per cui quella posizione è stata presa da Alex Sandro, a cui è stato avanzato il consueto raggio d'azione.

Arrivati a questo punto della stagione, le avversarie conoscono a memoria i dettagli tattici delle squadre che vanno ad affrontare; in questo caso specifico va assegnata una grande nota di merito a Leonardo Semplici, tecnico della Spal (e scatenato ultras bianconero, come alcuni media deviati asseriscono). L'allenatore dei ferraresi ha operato un costante pressing sull'unico calciatore in grado di dare inizio alla manovra juventina: Miralem Pjanic. Il bosniaco veniva inizialmente oscurato da Antenucci, in ripiegamento, e, una volta presa palla, era affrontato con agonismo alle volte esagerato da Schiattarella. Dopo soli 20 minuti il trend della partita era già definito: Juve in difficoltà ad impostare, azioni casuali che derivavano o da rilanci, o da scatti del solito Douglas Costa, o dall'estro di Dybala, che però era costretto a barcamenarsi in mezzo ad altro 3-4 avversari alla volta. Fascia sinistra colpevolmente assente, con Alex Sandro a risparmio energetico ed il povero Asamoah, in netta ripresa, a sgobbare per rimediare anche agli errori del collega di corsia.

Non sarebbe stato forse opportuno inserire un centrocampo a tre, con magari un doppio regista (Marchisio o Bentancur) in modo da concedere a Pjanic un attimo di libertà in più per dettare il ritmo o, quanto meno, per iniziare l'azione? Questo, oltre alla mancata sostituzione di Alex Sandro, è, a parer mio, l'errore più grave commesso in quella partita da Allegri. 

Arrivati a fine partita, il tecnico, interpellato dai vari giornalisti, ha parlato di stanchezza mentale, di necessità di riposo per resettare i pensieri e di sosta, a questo punto, provvidenziale. Intepretazione verosimile, che però non era stata riportata tre giorni prima, quando la Juve, con discreta facilità, aveva avuto ragione sull'Atalanta di Gasperini, avversario molto più ostico da affrontare. Ecco perchè questa giustificazione a me appare inopportuna.

Ma col senno del poi è semplice parlare, di questo me ne rendo conto. Non ci resta che lasciar passare questi interminabili giorni di amichevoli internazionali, sperando nel mentre di ricevere qualche buona notizia dalla sempre affollata infermeria bianconera. Concludo con una domanda, che sicuramente in molti si son già posti più volte: era estremamente necessario definire il prestito di Marko Pjaca il 2 di Gennaio, anzichè attendere qualche giorno in più?