Se c'è una cosa che contro l'Arsenal ha funzionato, è l'impostazione di squadra dei rossoneri. I movimenti sono stati quelli chiesti da Gattuso e ciò ha reso il Milan un avversario duro da rodere per i Gunmers, almeno fino al 70'.

Forse per l'eccessiva preoccupazione di essere squadra, molti dei milanisti sono franati nelle giocate decisive, quelle nelle quali gli ordini del generale non contano più, ma conta solo la capacità del soldato di farsi valere con mitra, fucili, spade, lance, frombole, mazze, sassi, pugni e calci.

Cutrone, Silva, Suso e (nel finale) Kalinic hanno dato l'impressione di avere mattoni forati o ferri da stiro al posto di piedi e testa. Nel calcio non conta un sacro tubazzo avere l'occasione da goal, ma fare goal e, non ha senso farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, se poi non si è capaci di inquadrare i 7 metri della porta.

Il vantaggio dell'ottimo Chala, inoltre, deve aver sconvolto, più che galvanizzato, Rodriguez, perché quando Wellbeck ha fatto irruzione in area sbagliando direzione, lo svizzero si è sentito in dovere di dargli un colpetto sulla spalla per avvisarlo: "Uè ragazzo, la porta è dalla parte opposta, di là puoi solo finire oltre la linea di fondo". E il giocatore dell'Arsenal ha fatto tesoro del consiglio, perché prima di finire fra gli steward, si è dolcemente accasciato, scegliendo l'unica soluzione rimasta: cercare il rigore. Un braccio proteso in maniera più scriteriata non l'ho mai visto e da oggi Rodriguez potrebbe essere ben soprannominato Rodriguez lo sconsigliato, come l'Etelredo, antico re inglese.

Quanto a Donnarumma, forse ha ragione Ruiu nel dire che è tutta colpa di una scelta scriteriata di Mirabelli, quella di far trapelare l'ingaggio di Reina, portiere ultramaturo che ha una nobile storia professionale e di certo non si sposta per svernare in panchina. Però resta il dato di fatto che quello di Gigio è stato un errore gravissimo, perché la partita era ancora aperta, in quanto un eventuale Milan in vantaggio, anche a 4-5 minuti dalla fine più recupero, avrebbe potuto innervosire i Gunners. Lo svarione ha tagliato le gambe al Milan.

E non bastasse quanto sopra, sul Milan è caduta la grandinata della direzione arbitrale.

A parziale scusante di Eriksson, va detto che il rigore lo ha chiamato uno dei suoi collaboratori e che, già quando lo svedese ha fischiato, ha mostrato una significativa mancanza di decisione.

Ora, quando un arbitro compie un errore di quel tipo, può reagire in 3 maniere:

1) continuare ad arbitrare come se niente fosse (capita solo al grande arbitro)

2) fischiare a senso unico a favore del danneggiato (per dimostrare la sua buona fede)

3) tartassare il danneggiato (per dimostrare che non ha nulla da farsi perdonare in quanto ha visto bene).

Secondo me, il povero Eriksson è una persona perbene, in buona fede, ma non è un grande arbitro. Per sfortuna del Milan, poi, ha optato per la terza soluzione ovvero fischiare contro i rossoneri anche quando avevano ragione, non concedendo ad esempio un rigore su André Silva che, identico a quello di Juliano su Ronaldo nel 1999, c'era tutto.

A pensarci bene, infine, assolvo Wellbeck, perché è un giocatore dei Gunners, pagato dai Gunners, il cui unico dovere è far vincere la sua squadra. Era Rodriguez che, invece di allungare quel braccio inutile e dannoso, doveva lasciar finire l'avversario dove stava andando, cioè fuori campo. E c'era un'intera equipe di arbitri che aveva il compito di ravvisare la simulazione.

Di questa storia del fair-play ne ho piene le tasche, per non dire altro.