Il 23 maggio del '91, il giorno dopo aver vinto all'olimpico una partita ma perso una finale di Coppa UEFA contro l'Inter, ero di nuovo allo stadio, ad emozionarmi e commuovermi per l'addio di un grande campione quale è stato (ed è) Bruno Conti. Quella sera, mentre sventolavo la bandierina di plastica gialla e rossa (parte della coreografia), pensavo a cosa sarebbe stato dal giorno dopo. Quella sera, con quell'addio, per me, è come se avessero tirato l'ultimo filo che teneva ancora cucito lo scudetto dell'83 addosso alla maglia. E con lo scudetto, cadevano giù anche le lacrime, di emozione per aver vissuto un tale giocatore, di tristezza e di sconforto perchè, pensavo, di giocatori così non ne nascono spesso. Invece era già nato, e per vederlo toccare il suo primo pallone con la maglia giallorossa, avrei dovuto aspettare solo 22 mesi. Il 28 marzo del '93, Francesco Totti tocca il suo primo pallone in una partita ufficiale di Serie A. Chi avrebbe mai potuto pensare che un bambino di 16 anni sarebbe diventato Francesco Totti. Quello che è successo dopo, lo conosce tutto il mondo (calcistico), non sono qui a celebrare il celebrato, sono qui, 23 maggio 2017, ventisei anni esatti dopo il mio primo addio vissuto allo stadio con emozione e commozione a scrivere dell'ultima partita di Francesco Totti con la maglia della Roma. Qualcuno ha precisato che la partita d'addio non sarà la prossima contro il Genoa ma verrà organizzata per la fine della prossima estate. Grazie a Dio una mente lucida all'interno di Trigoria. Si perchè, Francesco non me ne voglia, domenica prossima la Roma si gioca l'accesso diretto alla Champions League e c'è solo un risultato possibile: la vittoria. E io voglio vincerla a costo di non vedere in campo il capitano il giorno della sua ultima gara di Serie A. Forse quest'ultimo anno potevamo evitarcelo tutti. Forse smettendo lo scorso anno, dopo aver portato la Roma al preliminare di Champions sarebbe stato tutto più semplice. Forse mi sarei ritrovato allo stadio, una sera, ad emozionarmi e commuovermi sventolando una bandierina gialla e rossa urlando più e più volte Totti al richiamo dello speaker. Non è andata così, questo ultimo anno è stato complicato, pesante per tutti, pesante per la Roma ma chiuderò un occhio e farò finta di aver visto il capitano salutare la Curva Sud dopo la vittoria contro la Juventus perchè è così che voglio ricordare quest'ultimo anno. Posso dire di aver avuto la fortuna di aver visto giocare il calciatore italiano più forte della storia del calcio, così è stato definito da chi di calcio ne sa più di me ma, al contrario di quanto pensato ventisei anni fa mi sento fiducioso e ottimista, voglio credere che sarà la programmazione, l'organizzazione, il consolidamento societario e magari lo stadio il nostro prossimo Francesco Totti. I giocatori, gli allenatori, i dirigenti e anche i presidenti passano, la Roma è l'unica a rimanere sempre.