Walter Gargano. Trentenne centrocampista uruguaiano di Paysandù. Se la squadra del Danubio ha vinto due campionati dell'Uruguay, è anche grazie al fondamentale apporto di Gargano. Le convincenti prestazioni in Patria, hanno convinto il Napoli a puntare su di lui per rilanciare ai massimi livelli, una squadra che rinasceva dalle ceneri del fallimento e della Serie C. Il "mota", così è soprannominato Gargano, entrò subito nel cuore dei tifosi partenopei per la grinta e l'impegno che non hai mai fatto mancare in ogni partita. Probabilmente non sarà un caso se il suo secondo cognome è "Guevara". Dopo 165 partite in Serie A sigillate con 4 gol, il Napoli decise di cederlo all'Inter prima e al Parma poi, prima di reintegrarlo in rosa nella stagione in corso. Il ritorno a Napoli per Gargano non è stato proprio tranquillo. I tifosi napoletani non gli hanno mai perdonato la frase pronunciata durante la conferenza stampa della sua presentazione all'Inter: "Fin da piccolo tifo per l'Inter e alla play-station è la squadra che scelgo sempre". Una pugnalata al cuore per chi gli ha voluto bene per cinque anni, che andava vendicata con una bordata di fischi ogni volta che "il mota" ha toccato la palla. Addirittura striscioni e cori che lo hanno invitato più volte a togliersi la maglia. Ma poi partita dopo partita, pallone dopo pallone, l'impegno e la grinta di Gargano hanno rifatto breccia nei cuori dei tifosi. I fischi si sono trasformati in applausi. Il "brutto anatroccolo" è diventato un "cigno". Il "rospo" è diventato un principe ovviamente azzurro come la maglia che indossa. Addirittura i napoletani hanno rimpianto l'assenza dell'uruguaiano contro l'Inter. Oggi Gargano è una pedina fondamentale degli azzurri. L'attaccamento alla città è stato sempre forte, quasi viscerale. Qui sono nati i suoi figli che ha avuto dal matrimonio con la sorella del suo compagno di squadra Hamsik. Per Gargano Napoli è casa sua, e come tutte le favole, anche la sua "favola napoletana" ha avuto un lieto fine.